Pasta e pizza: se si «spegne» un gene si mangia a volontà .
Pasta e pizza a volontà e bilancia ferma: un sogno che potrebbe divenire accessibile grazie alla disattivazione del gene che converte i carboidrati in grassi. È quanto emerge dallo studio pubblicato su Cell dai ricercatori dell`Università di Berkeley, in California, che hanno individuato il ruolo di regolamentazione svolto dal gene Dna-Pk (Dna-dependent protein kinase) nel processo di sintesi dei carboidrati in grassi.
Dal piatto alla "pancetta" - Quando si consuma un bel piatto fumante di spaghetti, i carboidrati contenuti nella pasta si trasformano in glucosio, che circolando nel sangue determina la secrezione dell`insulina - un ormone che aiuta le cellule dell`organismo a tradurre il glucosio in energia. Il glucosio non impiegato e non bruciato dall`organismo si trasforma in molecole di grasso pronte a depositarsi nei tessuti sotto forma di adipe. Durante questo processo, l`insulina si lega ai recettori presenti sulle cellule epatiche e guida un meccanismo complesso. Attiva la molecola Pp1 che controlla il "gene della pasta", il Dna-Pk, già noto agli studiosi per la sua capacità di favorire la riparazione del Dna danneggiato e la sua utilità nei trattamenti antitumorali. Ed è questo "gene" prezioso nel tappare le falle del codice genetico, secondo gli studiosi, a far crescere la pancetta degli amanti della pastasciutta: nelle sue istruzioni sono infatti contenuti i "comandi" con i quali si attivano i meccanismi molecolari (Usf) che stimolano la formazione degli acidi grassi.
La prova di laboratorio - La ricerca è stata condotta su un insieme di topi ai quali è stato disattivato il gene Dna-Pk e che sono stati sottoposti ad un regime alimentare composto per il 70% da carboidrati e privo di lipidi. Dall`esperimento è emerso che il livello di grasso corporeo dei roditori era inferiore del 40% rispetto ai topi che avevano seguito una dieta normale e con il gene Dna-Pk ancora perfettamente funzionante. Non è tutto: la resistenza ad assorbire i carboidrati si traduceva in una minore quantità di lipidi plasmatici nel sangue, determinando una riduzione del rischio di obesità e di malattie cardiovascolari. Secondo i ricercatori, il gene Dna-Pk potrebbe dunque prevenire l`obesità legata al consumo eccessivo di carboidrati, anche se, affermano, il modo migliore per controllare il proprio peso resta quello di seguire una dieta equilibrata e limitare l`apporto calorico.
Fonte: ilsole24ore