La maggior parte dei soggetti allergici ai pollini, alle composite e fortemente esposti ai sintomi da intolleranze alimentari, soffrono di un male più intimo e spesso mal diagnosticato: l’intolleranza al latte. A differenza dell’intolleranza al lattosio, l’intolleranza al latte e ai latticini è un sistema di interferenza alimentare molto più vasto e generalizzato, ma anche più profondo e clinicamente più complesso nella sua risoluzione. Iniziamo col distinguere una patologia che non rientra nel campo delle intolleranze alimentari perché è una vera è propria enzimopatia: l’intolleranza al lattosio. Questa intolleranza, così impropriamente chiamata da anni, è un insieme dei sintomi che possono presentarsi in soggetti che hanno l’incapacità di digerire il lattosio, il principale zucchero contenuto nel latte, causata da una carenza di lattasi, l’enzima che scinde il lattosio in zuccheri più semplici e che a loro volta vengono assorbiti dal tratto gastrointestinale. Non tutte le persone che hanno una carenza di lattasi sviluppano sintomi clinicamente rilevanti, ma quelli che li sviluppano vengono definiti “intolleranti al lattosio”.
L’intolleranza al lattosio nell’adulto è molto comune: negli Stati Uniti, una delle civiltà più industrializzate e con il più alto tasso di obesità, fino al 22% degli adulti è affetto da intolleranza al lattosio, mentre i Nord-Europei hanno la prevalenza più bassa (circa il 5%) con molta probabilità perché si è più attenti alle combinazioni alimentari e si praticano stili di vita più sani.
I sintomi più comuni e diffusi dell’intolleranza al lattosio come quelli dell’intolleranza al latte spesso si confondono tra loro e si sovrappongono. Fitte non focali e aspecifiche a livello gastrointestinali, crampi addominali, meteorismo, feci diarroiche acquose ed acide, ecc. Si stima che per l’insorgenza di sintomi da intolleranza al lattosio basterebbero appena 250 ml di latte al giorno.
Studi sull’insorgenza da intolleranza al lattosio suggeriscono che la tiroxina può promuovere la diminuzione della espressione della lattasi nell’adolescenza, mentre l’idrocortisone sembra aumentare i livelli di lattasi.
Terapie di modulazione metabolica in età della crescita può prevenire l’insorgenza, nell’età adulta, di tutti i fastidiosi sintomi da cattiva digestione del lattosio. Anche i nati prematuri che hanno una parziale deficienza di lattasi per l’immaturità intestinale, l’espressione enzimatica può essere indotta da una ingestione di latte; ciò tuttavia non è possibile nei nati a termine né negli adulti in quanto pare che la lattasi sia un enzima non-inducibile.
Nel feto l’attività della lattasi aumenta dal 3° trimestre in poi raggiungendo la sua massima espressione alla nascita del neonato. Ecco perché i nati pre-termine hanno livelli fisiologici di lattasi più bassi dei nati a termine, nel 40% dei nati alla 34° settimana hanno sviluppato una maggiore e migliore attività enzimatica di lattasi significativa.
Al fine di evitare e prevenire l’insorgenza di sintomi da intolleranza al lattosio è buona norma effettuare un test di intolleranze alimentari Thema 400 ogni due anni ed eliminare per 60 giorni i soli alimenti del gruppo “latticini”, per poi reintrodurli con un programma adeguato di svezzamento.
Il test Thema 400 e Thema junior, intolleranze pediatriche, sono indicati per i soggetti che accusano sintomi da intolleranze al lattosio ma che sono risultati negativi al Breath test o che, pur risultandopositivi al test al lattosio, hanno bisogno di un protocollo di svezzamento e una dieta commisurata allo stato di patologia da lattasi. Questo al fine di affrontare al meglio la fastidiosa ed invalidante patologia dell’intolleranza al lattosio, per vivere meglio in società e non rinunciare a tutte le prelibatezze culinarie di cui troppe volte i soggetti intolleranti devono necessariamente privarsi a tavola in compagnia di amici e parenti. La Daphne Lab sta sviluppando inoltre un integratore alimentare vaccinico per tutti coloro che soffrono di intolleranza al lattosio attraverso una tecnologia unica ed un dosaggio mirato che assicura una reintroduzione di alimenti a base di latte e latticini che prima erano intoccabili.
Esistono due forme di intolleranza al lattosio:
a) ipolattasia fisiologica, caratterizzata dalla progressiva riduzione quantitativa dell'enzima deputato alla digestione dello zucchero, non associata alla presenza di alcun problema intestinale. Si tratta di un evento normale in molte popolazioni, come quella italiana, con inizio in genere a partire dal 7° anno di vita e con un andamento progressivamente crescente con l'au-mentare dell'età. I soggetti che ne sono affetti riferiscono la comparsa di distensione e/o dolore addominale e/o diarrea a seguito dell'assunzione di alimenti contenenti elevate quantità di lattosio (generalmente il latte);
b) intolleranza secondaria al lattosio, condizione nella quale la mancata "digestione" dello zucchero deriva da un danno della mucosa intestinale (ad esempio, gastroenterite acuta, malattia celiaca, intolleranza alle proteine del latte vaccino). Dal momento che tutte queste affezioni sono caratterizzate da lesioni di grado più o meno severo dei villi intestinali, con conseguente distruzione degli enterociti (cellule epiteliali che rivestono i villi e sulla cui superficie è localizzata la lattasi), è facilmente comprensibile come nella celiachia in fase attiva (non diagnosticata) possa esistere anche un'intolleranza al lattosio, condizione peraltro che si risolve completamente in seguito alla normalizzazione della mucosa intestinale, ovvero dopo un certo periodo dall'avvio della dieta senza glutine.
Nell'Europa Centrale il numero dei soggetti intolleranti al lattosio è di circa il 30% e nell'Europa del sud sfiora il 70%, come per gli Ispanici e gli Ebrei. Non vi sono invece differenze significative di incidenza fra i due sessi. L’espressione e l’attività della lattasi iniziano a diminuire nella maggior parte delle persone intorno ai 2 anni di vita con una riduzione progressiva geneticamente programmata, ma i sintomi di intolleranza al lattosio raramente si sviluppano prima dei 6 anni, ecco perché è necessario che un bambino prima dei sei anni esegua e rispetti un test delle intolleranze alimentari junior tipo il BioTest dei laboratori DaphneLab perché eliminando quei cibi che predispongono alle allergie e alle intolleranze al latte molte dei sintomi e delle patologie successive in tarda età vengono debellate prima ancora di manifestarsi.